Ad ogni richiesta di cambiamento c'è sempre qualcuno che prende le distanze, rivendicando il diritto di difendere la propria professionalità. La maggioranza, però, si limita a prendere le distanze, in silenzio.
La professionalità è la cultura del lavoro acquisita mediante conoscenze e pratiche quotidiane di successo.
Il successo nell'istruzione è riconoscibile dal valore aggiunto, soprattutto quando si parte da situazioni difficili o disperate. Il valore aggiunto è ciò che fa la professionalità. Negli Istituti Professionali, la professionalità degli insegnanti è carente perché il successo è difficilmente riscontrabile e molto spesso non c'è neppure l'ombra. A meno che si voglia chiamare pratica di successo quando 1 allievo su 3 arriva al diploma. I due ragazzi su tre che non arrivano da nessuna parte sono stati così infiammati dalla professionalità degli insegnanti che hanno preso fuoco come fossero legno secco. Non è più probabile che siano stati tutti vasi da riempire?
L'insuccesso è la negazione della professionalità, come i voti regalati per evitare di rivedere e rettificare il proprio punto di vista e la propria didattica.
Il successo (valore aggiunto) non è compreso nel concetto di professionalità a cui molti insegnanti si ispirano. Il successo è per tanti insegnanti addirittura un disvalore, un tarlo che penetra le menti e le rende servili al sistema di potere. E' un tabù.
Il successo è invece un valore per chi lavora. Lavoratori non responsabili dei risultati del loro lavoro non esistono. Insegnanti, invece, si. Mi piacerebbe vedere la faccia dell'insegnante costretto a pagare l'idraulico che non riconosce la responsabilità del proprio lavoro! Gli insegnanti vogliono essere considerati dipendenti, esenti da responsabilità sociali e civili. Il successo legato allo svolgimento della loro professione non li riguarda.
L'insegnante che esclude il successo della sua azione è un falegname che segue le specifiche per costruire parti di mobili che non vuol provare a montare, di cui non vuol conoscere la destinazione. La professionalità di un falegname si perfeziona ed ha senso nel mobile che deve stare in piedi e che occupa un suo spazio utile nell'economia di una casa. Negli Istituti Professionali i mobili a fatica stanno in piedi e non sono spesso utili all'economia della nostra società. Però bisogna difendere la professionalità degli insegnanti, cioè: segare legname e pretendere da tutti gli altri lavoratori segni evidenti di responsabilità civile.
La progettazione del mobile, le sequenze di operazioni, i linguaggi, le procedure, i simboli, il senso di appartenenza alla comunità delle professioni e ai membri della comunità che utilizzerà il mobile sono fuori dalla considerazione dei docenti. Con quali aspettative insegnanti che non si ritengono responsabili del loro risultato possono educare e formare la responsabilità nei futuri cittadini-lavoratori?
In questo contesto, la valorizzazione della cultura professionale si riduce alla richiesta di aumenti salariali e seghe più maneggevoli per far mensole. Il resto è un problema che riguarda lo Stato e le Imprese, come se i cittadini vivessero in mondi separati e autosufficienti. Da una parte i responsabili del loro lavoro e gli ordini professionali, dall'altra la casta degli irresponsabili. Ma se Stato e Imprese intervengono e fanno loro il problema della progettazione, della costruzione e dell'allocazione dei mobili vengono accusati di ledere la professionalità dei docenti. Difficile dire cosa è più dannoso di questo integralismo degli insegnanti dipendenti.
Nessun commento:
Posta un commento