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martedì 3 gennaio 2012

La professionalità del docente

Ad ogni richiesta di cambiamento c'è sempre qualcuno che prende le distanze, rivendicando il diritto di difendere la propria professionalità. La maggioranza, però, si limita a prendere le distanze, in silenzio.
La professionalità è la cultura del lavoro acquisita mediante conoscenze e pratiche quotidiane di successo.
Il successo nell'istruzione è riconoscibile dal valore aggiunto, soprattutto quando si parte da situazioni difficili o disperate. Il valore aggiunto è ciò che fa la professionalità.  Negli Istituti Professionali, la professionalità degli insegnanti è carente perché il successo è difficilmente riscontrabile e molto spesso non c'è neppure l'ombra. A meno che si voglia chiamare pratica di successo quando 1 allievo su 3 arriva al diploma. I due ragazzi su tre che non arrivano da nessuna parte sono stati così infiammati dalla professionalità degli insegnanti che hanno preso fuoco come fossero legno secco. Non è  più probabile che siano stati tutti vasi da riempire?
L'insuccesso è la negazione della professionalità, come i voti regalati per evitare di rivedere e rettificare il proprio punto di vista e la propria didattica.
Il successo (valore aggiunto) non è compreso nel concetto di professionalità a cui molti insegnanti si ispirano. Il successo è per tanti insegnanti addirittura un disvalore, un tarlo che penetra le menti e le rende servili al sistema di potere. E' un tabù.
Il successo è invece un valore per chi lavora. Lavoratori non responsabili dei risultati del loro lavoro non esistono. Insegnanti,  invece, si. Mi piacerebbe vedere la faccia dell'insegnante costretto a pagare l'idraulico che non riconosce la responsabilità del proprio lavoro! Gli insegnanti vogliono essere considerati dipendenti, esenti da responsabilità  sociali e civili. Il successo legato allo svolgimento della loro professione non li riguarda.
L'insegnante che esclude il successo della sua azione è un falegname che segue le specifiche per costruire parti di mobili che non vuol provare a montare, di cui non vuol conoscere la destinazione. La professionalità di un falegname si perfeziona ed ha senso nel mobile che deve stare in piedi e che occupa un suo spazio utile nell'economia di una casa. Negli Istituti Professionali i mobili a fatica stanno in piedi e non sono spesso utili all'economia della nostra società. Però bisogna difendere la professionalità degli insegnanti, cioè:  segare legname e pretendere da tutti gli altri lavoratori segni evidenti di responsabilità civile.
La progettazione del mobile, le sequenze di operazioni, i linguaggi, le procedure, i simboli, il senso di appartenenza alla comunità delle professioni e ai membri della comunità che utilizzerà il mobile sono fuori dalla considerazione dei docenti. Con quali aspettative insegnanti  che non si ritengono responsabili del loro risultato possono educare e formare la responsabilità nei futuri cittadini-lavoratori?
In questo contesto,  la valorizzazione della cultura professionale si riduce alla richiesta di aumenti salariali e seghe più maneggevoli per far mensole. Il resto è un problema che riguarda lo Stato e le Imprese, come se i cittadini vivessero in mondi separati e autosufficienti. Da una parte i responsabili del loro lavoro e gli ordini professionali, dall'altra la casta degli irresponsabili. Ma se Stato e Imprese intervengono e fanno loro il problema della progettazione, della costruzione e dell'allocazione dei mobili  vengono accusati di ledere la professionalità dei docenti. Difficile dire cosa è più dannoso di questo integralismo degli insegnanti dipendenti.