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sabato 26 dicembre 2015

La visione ideologica dell'istruzione e la vera economia

Una particolare idea nel mondo scolastico è stata sempre dominante negli ultimi 40 anni: "l'aumento dello stipendio degli insegnanti è il fondamentale strumento per migliorare il livello d'istruzione". Questa idea non è mai stata falsificata dalla realtà. In primo luogo perché gli aumenti degli stipendi non ci sono mai stati; in secondo luogo perché la rivoluzione tecnologica ha imposto investimenti crescenti nell'informatica.
Le risorse rese disponibili dall'aumento del debito pubblico sono state utilizzate per creare consenso politico. Ne sono prova: l'aumento delle ore di lezione, parcellizzate in discipline sempre più numerose e ad alto tasso di obsolescenza e le conseguenti assunzioni di nuovo personale. I risultati di apprendimento non hanno mai avuto la minima considerazione nel valutare il ritorno dell'impiego del denaro pubblico, anzi del debito pubblico. Le scuole sono state considerate serbatoi di consenso politico, inizialmente di centro, poi di sinistra. Le famiglie hanno avuto i loro figli diplomati: i passaggi generazionali dal punto di vista del "pezzo di carta" hanno segnato un innalzamento dell'istruzione media. Gli avveduti e i benestanti hanno speso poco e niente nell'aumentare la distanza tra i loro figli e la massa in cerca di "carta fiduciaria".
La visione ideologica e strumentale del sistema di istruzione, ancora oggi. non è cambiata. I docenti immessi in ruolo come organico aggiuntivo sono il risultato della politica in cerca di consenso utilizzando tagli di spesa. Non sono certamente il risultato di una visione economica razionale della scuola. Al posto dell'aumento di stipendio e/o della necessaria diminuzione delle ore di lezioni frontali e del numero di discipline, si è preferito aumentare e consolidare un'occupazione e una spesa pubblica che non crea valore aggiunto.
Chi ha una visione razionale della scuola, di una scuola che misura e riesamina la propria efficienza ed efficacia, che lavora per obiettivi alti e trasparenti, coinvolgendo famiglie e imprese nel fornire giudizi critici e non autoreferenziali, non può che rimanere deluso dalle scelte fatte dal Governo. Ancora una volta viene messa da parte la ragione. Non viene riformato il modello parassitario del sistema d'istruzione.
A casa dell'orco continuano ad essere domiciliati intere generazioni di adolescenti orfani. Non sarà ancora possibile dimostrare che l'aumento dello stipendio non è il fondamentale strumento per migliorare il livello medio d'istruzione e molti insegnanti continueranno a ritenere giustificata l'equazione aumento dello stipendio = aumento della qualità della prestazione.
L'inversione della tendenza ideologica potrà iniziare con :

1) La riduzione del numero di discipline. Alcune possono essere più approfondite prima e altre in  anni successivi. 
2) La riduzione delle ore frontali giornaliere. Non superiori a tre.
3) La programmazione del lavoro per obiettivi pluridisciplinari individuali e di gruppo a breve, media e lunga scadenza.
4) Il superamento del vincolo stupido e astratto "classe-docente" e acquisizione dei vincoli "gruppo-docente-istituto" e "obiettivo-validazione esterna del risultato".
5) La progettazione didattica rigorosa condivisa nel dettaglio con studenti e famiglie che diventano corresponsabili del risultato, del ritorno dell'investimento.

giovedì 10 settembre 2015

La scuola vista dalle famiglie in un sondaggio del Corriere della Sera


Dopo presidi, docenti, ministri e sindacati, di scuola - e di riforma della scuola - parlano gli studenti e le famiglie italiane. Insomma, i «clienti» della scuola. Lo fanno attraverso un sondaggio realizzato in agosto presso un campione statisticamente significativo di 1.000 cittadini, concepito dagli autori di «La ricreazione è finita, scegliere la scuola, trovare il lavoro» e realizzato con il contributo di Duepuntozero Doxa e il supporto del Forum della meritocrazia.

http://www.corriere.it/scuola/secondaria/15_settembre_10/scuola-riforma-viste-famiglie-18ca16da-5784-11e5-b3ee-d3a21f4c8bbb.shtml?refresh_ce-

cphttp://www.corriere.it/scuola/secondaria/15_settembre_10/scuola-riforma-viste-famiglie-18ca16da-5784-11e5-b3ee-d3a21f4c8bbb.shtml?refresh_ce-cp

venerdì 14 agosto 2015

Cosa chiedere agli Istituti Superiori prima di affidare i propri figli


Ecco le domande da fare per scegliere bene l'Istituto che si prenderà cura
dell'educazione e formazione dei propri figli.

1) L'Istituto dichiara pubblicamente una missione ?  Ovvero, dichiara perché esiste?
2) L'Istituto dichiara pubblicamente i propri valori?
3) L'istituto dichiara pubblicamente una visione ? Che cosa vuole essere in futuro?
4) L'istituto descrive e pubblica gli obiettivi qualitativi e quantitativi dei prossimi 3-5 anni?
5) L'istituto descrive, pubblica e attua progetti e piani d'azione  per tradurre la strategia in risultati?
6) L'istituto misura e pubblica indicatori di performance per ogni singolo obiettivo strategico?
7) L'istituto integra nei propri organi di governo stakeholders (esclusi studenti e genitori)?
8) L'istituto rileva e pubblica la soddisfazione dei docenti nei confronti del Dirigente?
9) L'istituto rileva e pubblica il grado di soddisfazione dei non docenti nei confronti della Direzione?
10)L'istituto rileva e pubblica il grado di soddisfazione dei genitori nei confronti della Direzione?
11)L'istituto rileva e pubblica il grado di soddisfazione degli studenti sulla didattica?
12) La direzione pubblica una relazione a fine anno in cui descrive lo stato dell'istituto dal punto di vista organizzativo, amministrativo, didattico, finanziario e sociale?
13)L'istituto pubblica le statistiche sui risultati di apprendimento degli studenti per classi parallele?
14)L'istituto dichiara e descrive modalità di insegnamento innovative e pratiche educative?
15)L'istituto progetta e attua piani di sviluppo delle risorse umane e le professionalità interne?
16) L'istituto progetta e attua il proprio sviluppo organizzativo?
17) L'istituto redige e pubblica un bilancio sociale?
18)L'istituto elabora e pubblica il rapporto entrati /usciti per anno
19) L'istituto rileva e pubblica i dati sull'inserimento lavorativo entro 6 mesi dal diploma?
20) L'istituto rileva e pubblica il rapporto nuovi iscritti università/diplomati?
21) L'istituto rileva e pubblica il grado di successo universitario dei propri diplomati dopo un anno?
22) L'istituto pianifica e pubblica il piano di investimento in tecnologie ?
23)L'istituto pubblica un PTOF che comprende anche la colonna delle risorse finanziarie impiegate?