Una parola chiave indigesta della Riforma è creare menti d'opera
Non può essere digerita dal sistema scolastico perché i docenti hanno una mentalità dipendente, sono convinti dipendenti pubblici e non vogliono essere niente altro e come tali non possono insegnare a intraprendere. Ovviamente, ci sono eccezioni sempre isolate e poco significative. Inoltre, intraprendere è un verbo che nessun dirigente ama e accoglie benevolmente. Intraprendere è un'attività piena di rischi, non tanto per la possibilità di insuccesso, quanto per la possibilità di successo che nella scuola divide e non unisce, lacera i rapporti e fa perdere potere relazionale soprattutto ai Dirigenti. Se all'intraprendere corrispondesse la certezza dell'insuccesso, tutti i dirigenti scolastici si iscriverebbero all'associazione imprenditori della Confindustria. Un piccola possibilità di successo li porta a iscriversi a sindacati che proteggono solo miseri vantaggi economici e irresponsabilità sociale. Quando ci scappa un successo si vive proprio male, anche se è misero e temporaneo, figuriamoci un vero successo! Il Dirigente pensa: adesso cosa vuole questo docente? Vuole più soldi? Come mi rapporto con la maggioranza che mi farà la guerra perchè vuole vivere di rendita? Come posso togliermelo di torno? I colleghi pensano: adesso dobbiamo sottostare alle nuove procedure e al suo coordinamento? Meglio prendere le distanze dalla Direzione, così il messaggio sull'opportunità di cambiare è chiaro. Di fatto, tutti si allontanano per far precipitare il misero successo nel dimenticatoio collettivo.
Intraprendere vuol dire innovare continuamente, avere l'ossessione del miglioramento, abbandonare il comodo vittimismo, abbandonare l'idea che chi governa vuole far male alla scuola e che il denaro è l'unico vero Dio che manca nella scuola. Il primato del denaro è sostenuto proprio da coloro che si ritengono intelligenti, i quali subito dopo pongono come condizione del cambiamento un dirigente che contesta il governo per la penuria di risorse e al terzo posto la libertà di agire e cambiare senza mai però abbandonare il vecchio, rassicurante e consolatorio punto di vista (io insegno, loro non studiano).
Intraprendere vuol dire scommettere su se stessi, sulle proprie capacità, conoscenze e relazioni. La mente d'opera è una mente che vuole fare, cambiare le relazioni, costruire nuove prassi e beni utili all'umanità. Per creare menti d'opera, bisogna avere una mente d'opera I successi occasionali non c'entrano nulla con le menti d'opera.
Per creare menti d'opera bisogna guardare al risultato non immediato, a distanza di un paio d'anni almeno; bisogna abbandonare la priorità della conoscenza teorica su quella pratica e viceversa, perché tale priorità nasce esclusivamente dall'allievo e mira al successo dell'apprendimento e non può essere imposta dall'abitudine e dalle comodità intellettuali del docente; bisogna valorizzare lo stile di apprendimento e non la superiorità del docente sull'allievo; bisogna fornire risposte alle domande del mondo del lavoro e delle professioni senza nascondersi dietro al programma didattico che, tra l'altro, di didattico non ha proprio nulla; bisogna fare in modo che i saperi siano percepiti come utili, significativi, riscontrabili nella realtà senza costringere gli allievi a leggere e interpretare le immagini nella mente del docente.