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mercoledì 20 giugno 2012

Insegnanti o sportelli bancari?


Da circa 20 anni si parla di insegnamento per competenze. Sicuramente non nella vita quotidiana della scuola. La parola “competenze” suona ostica agli orecchi degli insegnanti. C’è chi oppone alla scuola delle competenze la scuola delle conoscenze, c’è chi sostiene che la competenza è l’esito di un addestramento pratico che nulla ha a che fare con l'educazione e chi invece la ritiene una conquista della persona alla fine di un vero processo educativo.
Al centro dell'attenzione dei docenti rimangono i contenuti, i programmi. Le dinamiche e i soggetti vivi dell'apprendimento, comprese le famiglie, rimangono a guardare oltre lo steccato che circonda il santuario fatto di conoscenze calcificate.
I docenti non comprendono che la competenza non è un oggetto che possa essere trasmesso allo studente. La competenza è una qualità della persona che viene fatta emergere. Il soggetto competente è capace di mobilitare le proprie risorse per affrontare e risolvere i problemi che gli vengono affidati o che la realtà gli mette davanti. 

E' desolante che un docente che registra periodicamente oltre il 30% di insufficienze nella sua disciplina non intenda mobilitare le risorse personali. Probabilmente perché non le riconosce dentro di sé, esattamente come non riconosce nei suoi allievi potenzialità e stili di apprendimento diversi. 
Questa incoscienza costringe dunque i docenti ad essere pienamente come sono, cioè pieni di sè, indisponibili a tirar fuori le proprie qualità, risorse e a prestare attenzione al fatto che ciò che essi insegnano si traduca in effettivo apprendimento. L'insegnante non vuole rinunciare alla comodità di rifugiarsi nella giustificazione: "gli studenti non studiano". Egli non è disponibile ad accettare che gli studenti apprendono meglio quando costruiscono il loro sapere in modo attivo, attraverso situazioni di apprendimento fondate sull’esperienza. Difficile che gli insegnanti aiutino gli studenti a scoprire e perseguire interessi, ad elevare al massimo il loro grado di coinvolgimento e alla scoperta dei loro talenti.
Gli insegnanti preferiscono  comportarsi da sportelli bancari. Prima rinunciano a farsi comunità educante, poi rinunciano al loro stesso lavoro individuale di ricerca e mobilitazione delle proprie qualità nascoste per provare a fornire senso alle conoscenze. Il cambiamento di mentalità che credono di aver operato bagnandosi alla fonte di un umanesimo taroccato non mette da parte la variazione dei tassi di interesse che applicano al ritardo delle prestazioni dei loro studenti.