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giovedì 10 novembre 2016

La pigrizia intellettuale degli insegnanti

Dall'anno scolastico 2017-18 gli studenti,finite le medie, potranno iscriversi a 60 prime classi di liceo o istituto tecnico che avranno un percorso di studi di 4 anni anziché 5. Più di mille ore in meno rispetto all'attuale percorso. L'aspetto interessante, oggi diremmo Trumpiano,  è che i programmi non dovranno essere toccati. Ovvero, i programmi validi per cinque anni dovranno essere realizzati in 4 anni. Le altre novità in sperimentazione saranno:
a) alternanza scuola lavoro per 200 ore nel terzo e quarto anno (ultimo)
b studio di una materia in lingua straniera
c) partecipazione obbligatoria ad un progetto per la valorizzazione delle eccellenze
d) aver trascorso un periodo di studio all'estero (opzionale)
Gli istituti sono invitati a presentare progetti di innovazione metodologico-didattica per far si che gli studenti raggiungano gli obiettivi di apprendimento e le competenze previste per il quinto anno al termine, però, del quarto anno.
Gli Istituti sono invitati a formulare la loro ricetta per ridurre il programma di 5 anni a 4.
I sindacati lamentano la mancanza di discussione che dovrebbe coinvolgere tutti i cicli di studio, la comprensione dell'obiettivo finale, il rischio di creare un percorso ELITARIO per pochi, la perdita di qualità dell'apprendimento/insegnamento.

Nei prossimi mesi, dopo un'approfondita discussione si concluderà che le ore di matematica ed inglese sono poche e che bisogna aumentarle. E questa sarà la pietra tombale  della riforma. Ma poiché bisognerà arrivare alla pensione in un istituto vicino casa, si accetterà la riforma in modo da continuare a fare ciò che si faceva prima e con gli stessi metodi, lamentandosi che la riforma è sbagliata.
Gli assassini, i responsabili di massacri rimasti scritti nella storia sono figure allegoriche rispetto ai massacri generazionali legalizzati nelle scuole e accuratamente occultati nelle statistiche sui risultati finali.

Mai un esame di coscienza sull'opportunità del proprio miglioramento!
Mai una riflessione dissacrante sulla didattica mummificata!
Mai una riflessione sulla necessità di integrare programmaticamente percorsi disciplinari alternando teoria e pratica secondo le modalità di apprendimento più efficaci.

mercoledì 28 settembre 2016

Struttura essenziale di un piano strategico di un Istituto Superiore

CAPITOLI ESSENZIALI


1) - Grado di successo e senso di esistenza di una scuola tecnica o professionale 

  a) Misurazione del successo universitario
  b) Misurazione del tasso di occupazione
  c) Grado di coerenza dell'occupazione con il percorso di studio
  d) Rapporto entrati/usciti
   
2) Orientamento in uscita

  a) Piano di orientamento universitario
  b) Raccordo con il mercato del lavoro

3) Didattica

 a) Due Dipartimenti: Umanistico e Tecnico professionale
 b) Discipline comuni ai due dipartimenti: DIRITTO e LINGUE STRANIERE
 c) Programmazione per temi umanistici e obiettivi tecnico-professionali misurabili,
     come fossero due sole discipline (abolizione programmi disciplinari e riunioni
     di materia)
 d) Scelta profili aziende, costituzione banca dati aziende e piano di
     lavoro per l'Alternanza scuola/lavoro
 e) Aule attrezzate anche per apprendimento laboratoriale
    (programmazione dipartimentale)

4) Orientamento in ingresso

 a) Lezioni per studenti delle scuole medie in Istituto e nella scuola di provenienza
 b) Somministrazione test di apprendimento relativo alle lezioni impartite e valutazione

5) Piano comunicazione

 a) Definizione dettagliata degli obiettivi in termini di successo lavorativo e universitario
 b) Descrizione metodologie didattiche utilizzate
 c) Descrizione quantitativa e qualitativa dettagliata dei risultati conseguiti


Domanda: E i progetti?
Risposta: sono accettati solo se congruenti e aggiungono valore al piano strategico in modo programmabile e misurabile nei risultati qualitativi e quantitativi.



lunedì 18 luglio 2016

INDIRE e Piano di miglioramento, ovvero autoreferenzialità 2.0

Ecco cosa scrive l'INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa)

Il DS e il nucleo di valutazione dovranno:
1) favorire e sostenere il coinvolgimento diretto di tutta la comunità scolastica, anche promuovendo momenti di incontro e di condivisione degli obiettivi e delle modalità operative dell’intero processo di miglioramento
2) valorizzare le risorse interne, individuando e responsabilizzando le competenze professionali più utili in relazione ai contenuti delle azioni previste nel PdM
3) incoraggiare la riflessione dell’intera comunità scolastica attraverso una progettazione delle azioni che introduca nuovi approcci al miglioramento scolastico, basati sulla condivisione di percorsi di innovazione
4) promuovere la conoscenza e la comunicazione anche pubblica del processo di miglioramento, prevenendo un approccio di chiusura autoreferenziale"

Le domande che mi pongo sono:

1) Chi misura i dati che segnano i passi in avanti? E il rapporto  di questi con il quadro complessivo di riferimento?
2) Se non ci sono dati qualitativi e quantitativi, indici di successo e insuccesso, su che base vengono fissati gli obiettivi di miglioramento?
3) I docenti saranno consultati sulla percezione dei risultati migliorativi?
4) Se i risultati delle azioni di miglioramento non vengono percepiti neppure da chi li dichiara, cosa succede?
5) Le famiglie si esprimono?
6) Gli studenti si esprimono?
7) I Dirigenti continuano a stare a vita negli stessi Istituti?


Dal futuro, mi aspetto le seguenti "attività migliorative" in relazione a quanto sopra dichiarato dall'INDIRE:
1) I Collegi Docenti saranno considerati lo strumento sempre valido che hanno "favorito e sostenuto il coinvolgimento diretto di tutta la comunità scolastica..." . Il ministero sa che molte scuole hanno cambiato nome ai consigli di materia? Oggi si chiamano Dipartimenti, in questo modo è stata fatta la riforma!!! Cambiando nome al vecchio.

2) I corsi sulla Privacy, sulla Sicurezza, sui diversamente abili saranno sufficienti dimostrazioni dell'ottemperanza alla valorizzate le risorse interne... Alla faccia dello studio delle diverse intelligenze, delle diverse modalità di apprendimento e, di conseguenza, delle diverse modalità di insegnamento.

3) La riflessione dell'intera comunità scolastica poi, le scuole l'hanno sempre fatta. E' una vita che gli Istituti riflettono! Riflettono così tanto che è difficile trovare nel POF/PTOF  progetti veramente nuovi.

4) Ogni scuola superiore promuove e comunica il processo di miglioramento ormai da anni. Infatti tutte hanno un sito WEB che comunica le materie, le ore, le figure professionali di riferimento, le competenze in uscita, i progetti migrati dal POF. Tutto rigorosamente fallito e riportato dal passato insieme ad elementi copiati dai Lineamenti per l'attuazione della riforma che non hanno minimamente riscontro sostanziale nell'erogazione del servizio di istruzione e formazione.

sabato 9 luglio 2016

Scuola e azienda: oltre l'alternanza in alcune scuole, ma non oltre le registrazioni contabili in tutte le altre

Per quanto tempo bisogna ancora pagare il prezzo economico, sociale e civile della cecità mentale di docenti e dirigenti? Le loro conoscenze obsolete e l'incapacità di pensare al futuro dei giovani sta producendo danni che saranno ben visibili tra qualche anno.  L'articolo del sole 24 ore sotto riportato evidenzia un'esperienza troppo singolare e per questo motivo dovrebbe essere di grande ispirazione e incoraggiamento per gli innovatori.
L'alternanza obbligatoria farà ulteriormente irrigidire la separazione tra conoscenza che si forma nell'aula scolastica e quella che si forma fuori dall'aula scolastica. L'accusa è stata già formulata: l'alternanza porta via tempo all'insegnamento.
Quando un vero dirigente, e non un amministratore di condominio, entrerà nei consigli di classe e nelle riunioni per materia ad affermare che è l'insegnamento tradizionale (io spiego, tu studi a casa e io verifico se sai ripetere per iscritto e verbalmente ciò che ho spiegato) a rubare tempo a modalità nuove di apprendimento come l'alternanza?
Nel settore dei servizi, in generale, rimango in attesa che il primo Istituto Superiore sottoscriva un'intesa, una convenzione con qualche piccola imprese nella quale si condivida PARTE (ALCUNE PARTI) DEL BUSINESS PLAN.

Un sogno che molti capiscono e condividono, ma tutti fuori dal settore impiegatizio della pubblica istruzione e formazione.

http://www.ilsole24ore.com/art/viaggi/2016-07-06/giovani-industriali-e-studenti-biellesi-producono-insieme-163716.shtml?uuid=ADA9nzo

mercoledì 22 giugno 2016

mercoledì 16 marzo 2016

Può nascere una startup in una classe 4 SIA?

(ANSA) - LECCE, 15 MAR - Separati da una generazione ma uniti da informatica e imprenditorialità: è la storia di Filippo, studente del Galilei-Costa di Lecce, e del padre Adalberto che hanno dato vita ad una start up informatica. Nella scuola leccese che fa nascere imprese da 10 anni è il primo caso padre-figlio.
L'applicativo "CePosto" da loro inventato risolve il problema della gestione di appuntamenti. L'Istituto "Galilei - Costa" di Lecce è una realtà consolidata in Italia in termini di creazione, incubazione e accelerazione di start up ideate e gestite dai suoi studenti, quasi tutti ancora minorenni, ma questa è la prima volta che una start up innovativa vede la forte presenza e collaborazione di un particolare socio "esterno". Infatti, Filippo Perrone, studente della classe 4/a A SIA (indirizzo informatico) si è messo in società con Adalberto Perrone, un analista con oltre 30 anni di esperienza alle spalle, nonché suo padre.

mercoledì 10 febbraio 2016

Nell'Ocse 1 studente su 4 poco preparato, rischi per economia

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 10 feb -
Piu' di un ragazzo su quattro (il 28%) nell'Ocse ha forti carenze in almeno una delle competenze scolastiche di base. A pesare e' soprattutto la matematica, con il 23% dei quindicenni (quasi 4 milioni) dei Paesi industrializzati in difficolta' con problemi elementari, ma le lacune sono ampie anche per il 18% dei ragazzi nella lettura e quasi in pari percentuale (17,8%) nelle scienze. Il 12% circa degli studenti nell'Ocse e' un 'low performer' in tutte e tre le materie e il 3% e' sotto il livello 1, il minimo nella scala dei test internazionali Ocse-Pisa. Non si tratta solo di statistiche scolastiche che riguardano adolescenti magari svogliati e sicuramente demotivati, ma anche di una pesante ipoteca sulla crescita economica, ammonisce l'Ocse. 'Gli studenti che vanno male a
scuola a 15 anni hanno maggiori probabilita' di abbandonare gli studi e quando un'ampia fetta della popolazione non possiede le competenze di base, ad essere compromessa e' la crescita di lungo termine del Paese', sottolinea il rapporto.
Se venissero fatte riforme che permettano agli studenti insufficienti di arrivare alle competenze di base, i guadagni economici di lungo termine dei Paesi Ocse coprirebbero la maggior parte, se non tutti, i costi dei sistemi scolastici di quei Paesi. 'L'output che va perso a causa di strategie o pratiche scarse nell'istruzione lascia molti Paesi in quello che equivale a uno stato permanente di recessione, che puo' essere piu' grave e profonda di quella che ha avuto origine dalla crisi finanziaria', sottolinea Andreas Schleicher, direttore del dipartimento Istruzione dell'Ocse. Non c'e' un singolo fattore di rischio per il cattivo andamento scolastico dei ragazzi, ma piuttosto l'accumularsi di una
serie di barriere o svantaggi. Dalle condizioni socio-economiche, al fatto di non avere frequentato la scuola pre-primaria, alle bocciature, allo status d'immigrato, cosi' come un atteggiamento meno positivo verso la scuola e l'apprendimento, ma anche insegnanti e scuole che offrono meno supporto. Quali i rimedi? L'Ocse raccomanda di fornire sostegno al piu' presto possibile nei casi di difficolta' scolastiche, identificare i 'low performers' e strutturare una strategia su misura, incoraggiare il coinvolgimento di genitori e comunita' locali, dare un sostegno mirato alle scuole o famiglie svantaggiate, offrire programmi speciali per gli immigrati e le minoranze linguistiche, fare fronte agli stereotipi di genere, dare assistenza alle famiglie mono-parentali, ridurre le disparita' di accesso all'istruzione e limitare le suddivisioni degli studenti per abilita'. 

mercoledì 27 gennaio 2016

Culpa in vigilando e incartamento dell'universo intellettuale

La paura genera immobilismo. Ci  sono sconfinate praterie da cavalcare per migliorare il sistema di istruzione e formazione, eppure il vento sul viso è considerato una minaccia alla propria vita..
Con la "culpa in vigilando" domina il terrore nei confronti dell'innovazione. Se il ragazzo si fa male mentre il docente non è presente nel perimetro definito dai muri dall'aula scolastica sono guai seri per il docente, perché vengono messi a rischio, i propri risparmi, la futura pensione e il TFRL, in pratica la propria salute.
Non ha importanza cosa si sta facendo didatticamente, cosa si sta costruendo. Si sta misurando e promuovendo l'autonomia personale attraverso un progetto di autoapprendimento ? Chi se ne frega, il docente deve stare entro il perimetro dell'aula. Non si sta facendo nulla in classe e lo studente inciampa e si fa male, il docente non è responsabile perché è presente. Cosa conviene fare quindi per azzerare i rischi? Rinunciare ad ogni innovazione che porta il docente o lo studente fuori dal perimetro dell'aula scolastica. Neppure i banchi posso essere diversamente disposti dalla posizione tradizionale perché qualcuno potrebbe non essere d'accordo e, di fatto, dare vita a un contenzioso infinito con bidelli e Direzione. L'infortunio dello studente troverebbe origine nella non consentita disposizione dei banchi. La colpa del docente può essere così formalizzata indipendentemente dal progetto didattico diversamente coinvolgente che farebbe dire all'intero corpo docente dell'Istituto: "chi glielo ha fatto fare?"
Si può cancellare questo modo di ragionare in modo certo e definitivo? Si può aprire il perimetro dell'aula all'intero edificio scolastico ed anche oltre (alternanza)?
Quanto intelletto è necessario per estendere il concetto di perimetro dell'aula scolastica e soprattutto focalizzare l'attenzione sullo scopo dell'apprendimento, sui risultati attesi e sul coinvolgimento delle famiglie?
Non si vigilano studenti negando lo stile del loro apprendimento. Se i genitori vogliono la "culpa in vigilando" perché si sentono più tranquilli sui danni che può provocare chi vuol lavorare con passione e intelligenza, lo mettano per iscritto nel modello di iscrizione e i loro figli saranno tenuti non solo nel recinto dell'aula scolastica, ma anche al guinzaglio e incollati alla sedia.

venerdì 8 gennaio 2016

Competizione tra scuole superiori per indirizzo di studi

 (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Torino, 08 gen -
Il nuovo portale amplia l'esperienza di successo di Eduscopio.it, che a un mese dal lancio della seconda edizione aggiornata ha registrato un incremento di visite del 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, conclusosii con un totale di 360mila visite e oltre un milione di pagine visitate.
Eduscopio.it misura la capacita' delle scuole superiori di preparare gli studenti ai successivi studi universitari, ma non include gli istituti professionali e la formazione professionale delle Regioni e quella parte di diplomati degli istituti tecnici che non proseguono all'Universita', ma cercano un impiego dopo il diploma.
Il portale Eduscopiolavoro intende colmare questa lacuna e in versione sperimentale lo fa con riferimento a Lombardia e Piemonte. "La Fondazione Agnelli e' pronta a collaborare con tutte le altre Regioni che lo chiederanno", ha aggiunto Agnelli, che ha indicato che lo scopo del portale e' comprendere, grazie a dati oggettivi e verificati, come gli istituti tecnici e professionali, statali paritari, preparano i propri diplomati a cercare e trovare un lavoro. La comparazione tra le scuole viene proposta sulla di tre indicatori: la percentuale di diplomati occupati, il tempo di attesa per il primo contratto significativo e la coerenza tra studi fatti e il lavoro svolto. Le analisi su cui si e' basato Eduscopiolavoro hanno considerato tutti i diplomati dei corsi diurni degli indirizzi tecnici e professionali delle scuole statali e paritarie del Piemonte e della Lombardia nel
2009-2011 e 2011-2012. In totale sono stati analizzati gli  esiti lavorativi di 106.312 diplomati e oltre 700 scuole e indirizzi di studio. I dati di Eduscopiolavoro rivelano che oltre la meta' dei diplomati tecnici e professionali di Piemonte e Lombardia entra nel mondo del lavoro nei due anni successivi al diploma. In particolare circa il 41% ha lavorato per piu' di sei mesi nel periodo considerato.
L'importanza di una scelta adeguata della scuola superiore da parte degli studenti e' particolarmente elevata considerando l'elevato tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese, pari al 38,1% a novembre.