Pagine

sabato 22 settembre 2012

La democrazia dei titolari di cattedra e dei dirigenti scolastici. Il feudalesimo non è finito.


Si pensava di aver introdotto la democrazia nelle scuole con la presenza di studenti e genitori negli organi collegiali. Come in tutte le organizzazioni pubbliche il risultato è lo stesso: nessuno è responsabile e tutti sono vittime di qualcun altro. E' vero teatro. I risultati, poi, certificano il dramma. Negli Istituti Professionali il disastro è formalmente legalizzato. I morti (studenti che non arrivano al diploma) sono deceduti correttamente, cioè con le giuste discussioni pietistiche, con l'ausilio dell'analisi sociologica della società dei consumi, con il rispetto delle procedure deliberative, con la partecipazione dei genitori e studenti agli organi collegiali e con la certificazione di qualità rilasciata da un ente accreditato.
Solo uno su tre iscritti arriva al diploma in molti istituti! In altri vige il diplomificio che comunque non accontenta gli studenti e non assicura il territoriale posto di lavoro. Ciò dovrebbe bastare a capire l'inaffidabilità di persone e meccanismi di controllo, dove esistono. I morti indicano l'incapacità di fornire risposte. Indicano mancanza di professionalità, furto di vita, imbroglio, evasione di intelligenza,  mancanza di volontà.
Una democrazia che permette questi risultati va rivoltata. Bisogna parlare esplicitamente di fallimento umano e professionale di coloro che decidono in ogni singolo Istituto.  Sono necessarie tutele vere per tutti gli utenti, soprattutto per quelli che seguono le regole di comportamento degli Istituti. I docenti non sono giustificabili quando fanno da sportello bancario e ottengono risultati negativi. Andrebbero  formalmente ripresi. Nessuno  oggi ha il coraggio di farlo per  paura di ledere la cosiddetta "libertà di insegnamento": uno spauracchio che serve a nascondere rendite di conoscenze e stili di insegnamento ormai inadeguati.
La libertà di insegnamento è concepita come libertà di non dover rispondere a nessuno dei propri risultati,  soprattutto di ciò che non si fa e che non si intende fare, o cambiare. Non è mancanza di cultura didattica. E' mancanza di cultura, in generale, di intellettualità. E' vizio che ostacola lo sviluppo professionale dei giovani . E' la vera ignoranza, potente e sindacalmente organizzata. E' l'arroganza tipica del proprietario terriero (titolare della cattedra) con diritti inalienabili. La cattedra è la terra del principe feudale che si trasforma, col tempo, in piccolo proprietario terriero. I contadini che non rispondono alle precise aspettative del piccolo proprietario vengono cacciati via. Ce ne sono sempre altri pronti a sostituirli. Qualora venisse meno il numero, al piccolo proprietario viene assegnato un altro pezzo di terra (cattedra in altro istituto) e l'economia feudale, con il suo diritto e i suoi soggetti,  continua a sopravvivere. Gli studenti studiano poco  perché devono eseguire ordini che riguardano un mondo che non c'è più, perché i loro docenti operano come piccoli proprietari che imitano gli antichi  feudatari nel modo di essere, nei desideri e nelle aspirazioni. Il feudatario non è mai responsabile di nulla, come non sono mai responsabili, attualmente, il titolare di cattedra o il Dirigente Scolastico.