Per sapere a quale categoria appartiene il proprio dirigente scolastico basta guardare i suoi collaboratori.
I collaboratori sono i colleghi di lavoro e costituiscono i tratti essenziali della personalità del dirigente. Se il dirigente si circonda di persone che valgono con cui discute di tutto, a cui chiede il parere e poi decide, egli potrebbe essere un buon leader. Diventa un vero leader quando si pone al servizio di coloro che progettano e attuano iniziative, quando spazza via gli ostacoli burocratici e le paure di andar per mare su rotte sconosciute. Al desiderio di innovare fa seguire il sostegno ai pionieri, senza riserve e senza cercare consensi impossibili in un ambiente profondamente conservatore. Se, invece, il Dirigente tende ad accentrare tutto nelle sue mani e mette al primo posto, nella scelte dei collaboratori, la fedeltà alla persona, l'onestà e l'ubbidienza pronta e assoluta e mai l'autonomia e la capacità di risolvere problemi, non è un vero leader e non lo potrà mai essere. E' un burocrate; e quando si dice che bisogna migliorare la produttività e la qualità dei servizi azzerando la burocrazia, si intende dire che bisogna eliminare questi dirigenti che sono solo di ostacolo al miglioramento.
Ci sono dirigenti, una esigua minoranza, che non discutono, non fanno partecipare, non chiedono pareri e non informano nessuno. Sono ormai una razza in estinzione e non hanno bisogno che qualcuno li rimuova dall'incarico. Forse bisogna proteggerli dall'estinzione perché ritengono, a volte con ragione, che i loro docenti non siano di nessuna utilità.
Ci sono poi le vie di mezzo, una maggioranza che si avvicina al 90% dei dirigenti. Sono quelli che ricamano tessuti di ogni tipo per far calde coperte quando soffia lo scirocco: quelli disposti a discutere all'infinito, ma non informano delle decisioni che hanno preso prima della discussione, che sollecitano la partecipazione dei docenti per ornare l'ambiente, spesso tetro, dei luoghi di riunione, che chiedono pareri ma solo per sondare le reazioni a decisioni già prese. Questo è il tipico dirigente scolastico italiano per eccellenza che immobilizza gli Istituti. Un dirigente che teme la prova del cambiamento, che afferma solennemente di voler cambiare, ma che si piega alla prima voce contraria. E' il dirigente che si fa beffe della democrazia, che piega ogni iniziativa ai propri desideri contando sull'egoismo e pochezza culturale dei suoi dipendenti. Un leader che addebita agli altri gli ostacoli, le paure e le responsabilità degli insuccessi. E' il leader della responsabilità altrui! Un leader che pianifica il passettino, consapevole che puntualmente viene annullato dal vecchio e generalizzato mondo di pensare, e mai il balzo. Il cambiamento comincia solo, unicamente, dalla persona e mai dalle circostanze e si vede dalla pratica, non dalle parole.
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